Gli effetti della cannabis: i risultati di 10.000 studi scientifici riassunti in un solo documento

Psicologo Fano Alessandro Vimercati

Gli effetti della cannabis: i risultati di 10.000 studi scientifici riassunti in un solo documento

La cannabis sativa è una delle piante utilizzate da più tempo nella storia dell’umanità. Le prime testimonianze scritte che documentano il suo uso risalgono al sesto secolo a. C., anche se sono state ritrovate molte prove in Europa e in Asia che ci suggeriscono che questa pianta è utilizzata dall’uomo da almeno 8.000 anni.

Dal diciannovesimo secolo in Europa e negli Stati Uniti la ricerca medica si è concentrata sugli effetti terapeutici della cannabis e questa è stata introdotta nella farmacopea ufficiale per i suoi effetti analgesici, ipnotici e anti-spastici, ma dal ventesimo secolo l’ondata proibizionista ha frenato la sua diffusione a livello medico e anche a livello popolare, fino alla recente inversione di tendenza di alcuni stati europei e americani, dove il consumo per scopi medici e/o ricreativi è tornato ad essere legale.

La ricerca scientifica sugli effetti della cannabis

In tutto questo tempo, soprattutto negli ultimi decenni, la ricerca scientifica sugli effetti della cannabis non si è mai interrotta ed è stata prodotta una mole notevole di studi a riguardo.

A gennaio 2017 The National Academies of Sciences, Engineering and Medicine ha pubblicato una ricerca dal titolo “The health effects of cannabis and cannabinoids: the current state of evidence and recommendations for research”. In questo documento di quasi 500 pagine vengono analizzati i risultati di tutti gli studi scientifici pubblicati sugli effetti della cannabis e dei cannabinoidi dal 1999 al 2016, per un totale di oltre 10.000 lavori.

Il documento è complessivamente uno dei lavori più importanti pubblicati finora sullo studio degli effetti della cannabis e si propone come un nuovo punto di partenza per la ricerca degli anni a venire. I risultati sono riassunti in 12 sezioni, ognuna delle quali affronta una diversa tematica relativa agli effetti della cannabis sull’uomo.

I risultati degli studi

Riassumiamo di seguito i punti più importanti di ogni sezione:

Effetti terapeutici
Per quanto riguarda il trattamento del dolore cronico negli adulti sono state trovate evidenze che i pazienti trattati con cannabinoidi hanno riscontrato una significativa riduzione del dolore. Per i pazienti affetti da spasmi da sclerosi multipla è stato provato un miglioramento dei sintomi con l’assunzione di cannabinoidi per uso orale. Questo tipo di cannabinoidi si è dimostrato efficace anche nella riduzione di nausea e vomito nei pazienti in trattamento con chemioterapia.

Infortuni
E’ stato dimostrato un aumento del rischio di incorrere in incidenti stradali per chi guida sotto l’effetto di cannabis.
L’ingestione accidentale di cannabinoidi da parte di bambini è risultata uno degli incidenti pediatrici più ricorrenti nei paesi dove la cannabis è legale.

Cancro
Gli studi analizzati indicano che l’utilizzo di cannabis non aumenta il rischio di cancro, che comunque rimane associato all’uso del tabacco. Non ci sono inoltre evidenze che l’utilizzo di cannabis da parte della madre durante la gravidanza possa esporre il bambino al rischio di contrarre il cancro.

Problemi cardiaci e diabete
Secondo lo studio la correlazione tra l’uso di cannabis, problemi cardiaci e diabete è ancora da esplorare e verificare con ulteriori ricerche. Alcune delle ricerche analizzate suggeriscono che l’utilizzo di cannabis fumata può essere implicata in casi di attacco cardiaco.

Malattie respiratorie
I risultati delle ricerche suggeriscono che i fumatori abituali di cannabis sviluppano più spesso problemi respiratori come tosse cronica, bronchite e maggiore produzione di muco, tuttavia sembra che questi sintomi siano reversibili e scompaiano smettendo di fumare cannabis.
Non è stato dimostrato l’effetto della cannabis su altri problemi respiratori come asma, ostruzione polmonare o malattie più gravi.

Sistema immunitario
Anche per quanto riguarda questo punto il documento sostiene che servono ulteriori ricerche e approfondimenti prima di arrivare a delle conclusioni attendibili. Alcuni studi, comunque, suggeriscono che l’utilizzo regolare di cannabis fumata possa avere effetti anti-infiammatori.

Salute mentale
Le ricerche analizzate suggeriscono che l’uso di cannabis può aumentare il rischio di sviluppare schizofrenia, altre psicosi, disturbo d’ansia sociale e, in misura minore, depressione. Allo stesso tempo in individui affetti da schizofrenia o altre psicosi l’utilizzo di cannabis sembra migliorare le prestazioni in compiti di apprendimento e memoria.
Gli utilizzatori pesanti di cannabis hanno maggiori probabilità di sviluppare pensieri suicidi rispetto ai non utilizzatori e in soggetti con disturbo bipolare l’uso abituale di cannabis porta ad una accentuazione dei sintomi rispetto ai non utilizzatori.

Utilizzo problematico di cannabis
La bibliografia, la ricerca e il mondo accademico non hanno ancora definito in modo omogeneo se e quando l’utilizzo di cannabis può diventare problematico per un soggetto. Dobbiamo comunque prendere atto che nel DSM-V è stato inserito il Cannabis Use Disorder (CUD), conosciuto anche come “dipendenza da cannabis”.
Le ricerche analizzate in questo studio suggeriscono che l’utilizzo di cannabis può diventare problematico negli utilizzatori frequenti e in quelli che hanno iniziato in età molto giovane.

Abuso di altre sostanze
Lo studio indica che ci sono alcune evidenze, seppur moderate, che l’uso di cannabis possa essere collegato allo sviluppo di dipendenze verso altre sostanze come alcool, tabacco o altre droghe illegali. Le prove che l’utilizzo di cannabis possa invogliare a provare nuove sostanze psicotrope sono comunque limitate.

Effetti psicosociali
Le ricerche dimostrano che apprendimento, memoria e attenzione sono alterate quando si è sotto l’effetto della cannabis. Alcune ricerche sostengono che determinate alterazioni possono perdurare anche in chi ha smesso di fumare cannabis e queste possono influire sul percorso scolastico, sulle relazioni e sui ruoli sociali. Questi effetti possono essere spiegati dalla giovane età in cui la maggior parte dei soggetti esaminati dichiara di avere iniziato a fumare e che coincide con il periodo in cui le strutture neurali che sono alla base dello sviluppo cognitivo sono più attive.

Esposizione prenatale, perinatale e neonatale
Non sono emerse evidenti relazioni tra la maternità e gli effetti sul neonato a parte alcuni studi che sembrano collegare l’uso di cannabis da parte della madre ad un minor peso del neonato.

Sfide e barriere nella ricerca sulla cannabis
La commissione che ha preso in esame questi studi sulla cannabis sottolinea l’importanza di sviluppare ulteriormente questi lavori. Insieme a queste raccomandazioni evidenzia la difficoltà di portare avanti questo tipo di studi a causa di alcuni limiti imposti dalla legge, la quale non permette, ad esempio, di procurarsi in modo semplice tipologie, quantità e qualità di cannabis necessarie ad indirizzare gli studi verso specifiche questioni da approfondire.

Cosa emerge da questa raccolta di studi

Ponendo il focus sulle questioni di carattere psicologico che emergono da questa importante rassegna di studi possiamo raccogliere delle importanti informazioni.
Il rapporto tra consumo di cannabis, schizofrenia e altre psicosi è stato oggetto di discussione e di numerosi studi negli ultimi anni. Da questa rassegna di studi emerge che l’utilizzo di cannabis può aumentare la possibilità di sviluppare psicosi, anche se molti ricercatori sostengono la tesi della slatentizzazione, secondo cui gli individui che incorrono in questo tipo di problemi psichici dopo un periodo in cui hanno consumato cannabis sarebbero semplicemente già predisposti per storia ed eziologia famigliare allo sviluppo di queste patologie e l’utilizzo di cannabis farebbe solamente da grilletto per innescare lo sviluppo dello stato patologico.
Per quanto riguarda il consumo abituale non è stato ancora definito entro quali limiti questo può considerarsi normale o problematico, di conseguenza allo stato attuale delle conoscenze è estremamente difficile parlare di possibile dipendenza. Gli studi sembrano comunque suggerire che iniziare ad usarla in giovane età e farne uso prolungato per molto tempo possa portare a sviluppare dei disturbi.
La correlazione tra l’uso di cannabis e altre droghe è supportata da elementi deboli e andrebbe ulteriormente approfondita.
Sembrano invece dimostrate in maniera più forte le possibili alterazioni di apprendimento, memoria e attenzione per chi è sotto l’effetto di cannabis ed è possibile che queste alterazioni abbiano, in tutto o in parte, un effetto di lunga durata anche sugli ex-consumatori.

 

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